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L'anonimo fabliau duecentesco della Vedova consolata ("Colei che si fece possedere sulla tomba del marito") rappresenta una deviazione originale nella secolare storia della ricezione del motivo della "Matrona d'Efeso", fabula "milesia" che dà le sue prime prove in Petronio (Satyricon) e in Fedro (Fabulae) e arriva ai giorni nostri passando attraverso un infinito numero di variazioni, occidentali e orientali, interessate al personaggio inquietante della "vedova": tra i nomi di maggior spicco basti pensare a Marie de France, Chaucer, La Fontaine, Brantôme, Lessing, Cechov, D'Annunzio, Cocteau. Il fabliau, solo in apparenza una galéjade pruriginosa atta a strappare una risata, è in realtà un sapiente congegno che gioca abilmente con lo strumentario della parodia letteraria per abbozzare un chiaroscuro morale proteso ben oltre la pura misoginia. La riscrittura mantiene, della "milesia" petroniana (conosciuta probabilmente attraverso il Policraticus di Giovanni di Salisbury), un impianto di tipo teatrale e pesca abilmente in un bacino di testi, mediolatini e francesi, straordinariamente ampio (dal Liber septem sapientum a Chrétien de Troyes), incrociando anche varî generi o modalità narrative (la fabula, la pastorella, il gab). Il libro offre una nuova edizione critica del testo, accompagnata da una versione metrica in italiano; uno studio introduttivo, che approfondisce la storia del motivo dalla letteratura classica al XIII secolo, valorizza le trame parodiche del testo.